Sindacato mobilitato per la giusta transizione: “Regione attendista e mera spettatrice”
“Non è più il tempo delle analisi ma delle soluzioni concrete, sulle quali purtroppo non possiamo non rilevare l’ennesimo ritardo della Regione che, anche oggi, ha manifestato un atteggiamento attendista, quasi da spettatrice invece che da protagonista”: così il segretario generale Cgil Samuele Piddiu intervenendo al tavolo Agenda Industria convocato dall’assessora Pili per discutere di transizione energetica.
La Cgil ricorda gli impegni presi lo scorso 6 agosto dal presidente Solinas insieme a parte della Giunta, quando aveva condiviso la necessità di convocare i players dell’energia per poi incontrarli, invece, il 15 settembre a Roma, senza il coinvolgimento delle parti sociali. “Rispetto a quell’incontro ci aspettavamo uno scatto in avanti da parte della Regione, non certo la sintesi di una situazione di stallo e una dichiarazione di fiduciosa attesa rispetto alle modifiche al Dpcm Sardegna che aspettavamo già a luglio scorso e senza il quale il necessario piano di metanizzazione è bloccato”.
La riunione di oggi non ha quindi aggiunto nulla al confronto chiesto dai sindacati sul tema della transizione e, anzi, ha incrementato le preoccupazioni rispetto alle ricadute occupazionali che potrebbe comportare: “Ci hanno rappresentato, senza aggiungere alcun dettaglio, ipotesi confezionate altrove, come ad esempio l’idea lanciata da Enel di una Sardegna interamente elettrificata, descrivendo una scenario davanti al quale, invece, non c’è più tempo da perdere”. Il riferimento va alla chiusura delle centrali a carbone nel 2025 e all’assenza di chiarezza sulle prospettive dei poli industriali di Portovesme e Porto Torres intorno ai quali ruota un sistema produttivo e dipende il futuro di centinaia di lavoratori e famiglie. La Cgil ribadisce la sua contrarietà alla posizione di Enel, che non vuole riconvertire a gas la centrale nel Sulcis.
“Non è accettabile – ha detto Samuele Piddiu – scaricare sulle spalle dei lavoratori l’onere dei cambiamenti in atto, che devono invece essere improntati alla salvaguardia, e implementazione, dei livelli occupazionali, e alla costruzione di prospettive certe e stabili”. Una transizione giusta e sostenibile sul piano economico e sociale: in questa direzione il sindacato è già mobilitato e nei prossimi giorni valuterà con quali azioni di lotta, compreso lo sciopero regionale dei settori coinvolti, accompagnare questo processo verso gli obiettivi auspicati.