Primo Maggio: “Ripartire dal lavoro si può ma servono idee e progetti condivisi”
“Per la seconda volta celebriamo il Primo Maggio in una condizione di semi-isolamento e di preoccupazione per l’emergenza sanitaria. Abbiamo alle spalle un periodo difficile, che ha messo alla prova il nostro sistema economico e sociale, ci ha cambiati, esasperati, per molti versi temprati e per altri resi più deboli. Ma in ogni caso, ha dimostrato, nei fatti, quanto il lavoro sia centrale nella nostra quotidianità”. Così il segretario della Cgil Sardegna Michele Carrus nel giorno della festa dei lavoratori, occasione per ribadire alla maggioranza che guida la Regione la necessità di cambiare metodo e azione di governo.
“E’ centrale il lavoro del personale della sanità, degli insegnanti, dei trasporti e di tutti gli operatori di appalti e servizi; dei supermercati, negozi, bar e ristoranti; e ancora, delle campagne, fabbriche, cantieri, uffici: ovunque, sono stati i lavoratori – anche quelli invisibili ai più, i precari, gli sfruttati e sottopagati – a garantirci tutto ciò che per noi era indispensabile, o necessario. E centrale è il lavoro di chi, purtroppo, nella pandemia lo ha perso o non lo ha trovato, di tutte quelle categorie che, loro malgrado, si sono dovute fermare per contenere la diffusione del virus. Il lavoro che è mancato – soprattutto alle donne e ai giovani, ai sommersi, ai parasubordinati e poi agli stagionali e a tutti gli altri – ha creato disagio, disuguaglianze e disperazione, e ha mostrato una volta di più quanto esso sia determinante per il funzionamento della nostra società, nelle nostre vite, nelle relazioni quotidiane”. Non caso, lo slogan scelto da Cgil, Cisl e Uil per celebrare questo Primo Maggio è “L’Italia si cura con il lavoro”.
Ecco perché ripartire, ora, significa anzitutto rimettere in marcia tutto il mondo del lavoro, significa rifondare una nuova normalità, tradurre le opportunità in cambiamento, ricostruire una realtà migliore di quella che abbiamo lasciato prima. Sulla ripartenza Carrus ha sottolineato che “sarà un percorso lungo e faticoso, ma dobbiamo iniziare a percorrerlo in fretta, a partire dalle risorse messe a disposizione dallo Stato e dall’Europa con il Recovery plan e i fondi strutturali”. Si tratta infatti di opportunità che la Sardegna, già in forte ritardo di sviluppo prima dell’emergenza sanitaria, non può permettersi di sprecare. Per questo il sindacato ha espresso una forte critica verso l’operato della Giunta, che ha mostrato, purtroppo, tutta la sua inadeguatezza: ne sono prova sia la gestione dell’emergenza (a iniziare dai ritardi della campagna vaccinale e dal vergognoso trattamento riservato alle persone fragili), sia l’inconsistenza delle misure per i lavoratori e le famiglie in difficoltà. E ancora, mostrano quell’inadeguatezza le azioni di governo sconsiderate, come il pasticcio della legge sul piano casa impugnata per incostituzionalità, e l’inconsistenza della Regione dentro il quadro programmatico delle risorse e dei progetti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Secondo il segretario Carrus “servirebbero invece idee e strategie, e servirebbe condividere con la più ampia rappresentanza del popolo sardo le scelte che riguardano l’utilizzo delle risorse comuni per il bene collettivo, per disegnare il futuro secondo valori e principi di democrazia e giustizia sociale, di inclusione e solidarietà, secondo un modello di sviluppo sostenibile ecologicamente e socialmente, in una visione autenticamente progressista. Sono infatti intitolate direttamente alle future generazioni, alle pari opportunità, alla sicurezza, alla giusta transizione i piani e i fondi disponibili per il cambiamento della società nelle sue basi produttive e nell’organizzazione della vita civile. Tutto questo manca in Sardegna perché la maggioranza al governo appare affaccendata in altre beghe e altri interessi, discussi in ambiti ristretti, anzi ristrettissimi”.
Il sindacato, di fronte a questa situazione ha sollecitato, incalzato, proposto e rivendicato azioni e strategie per affrontare sia l’emergenza che la ripartenza. Non c’è stato verso: chi governa continua a farlo in solitudine, sbagliando nel metodo e nel merito. Con senso di responsabilità, per evitare assembramenti e per il rispetto dovuto a tutti i cittadini, stremati dall’emergenza sanitaria, è stata rinviata la mobilitazione generale proclamata insieme a Cisl e Uil. “Quella mobilitazione – conclude il segretario Cgil – verrà rimessa in calendario appena possibile: i fondi disponibili, i piani e i progetti per la ripartenza, rappresentano una scommessa sul futuro che non possiamo permetterci di perdere, ed è questa la vera partita che si gioca adesso”.