No alla fuga di Eni, la Cgil chiede conferma degli investimenti nelle aree industriali della Sardegna
Il sindacato giudica inaccettabile il disimpegno di Eni in Sardegna e chiede con forza l’intervento di Regione e Governo. L’ultimo atto del difficile rapporto tra l’Isola e la multinazionale – richiamata ieri a rispettare gli impegni sulla chimica verde da uno sciopero dell’intera area industriale di Porto Torres – è la volontà di cedere il cloro-soda di Macchiareddu e gli asset collegati.
“Ancora una volta – hanno detto i segretari regionali Cgil Michele Carrus e Filctem Francesco Garau – Eni tenta di proseguire la silenziosa opera di smantellamento dei suoi presidi industriali nell’Isola, tentando di praticare il fatto compiuto, smentendo le promesse declamate dai suoi dirigenti di realizzare, invece, investimenti innovativi nell’ammodernamento degli impianti e nella bonifica e riconversione delle produzioni, attraverso attività avanzate di economia circolare e ambientalmente sostenibili”.
La Cgil ribadisce la più ferma contrarietà a operazioni che appaiono poco lineari e trasparenti, che rischiano di mettere siti e risorse importanti per lo sviluppo dei settori produttivi e di filiere industriali innovative in Sardegna. in mano a soggetti interessati soltanto ad acquisirne, anche generosamente, le relative quote di mercato e le tecnologie, e magari ottenerne altri benefici finanziari, ma disperdendo potenzialità positive di progresso per la regione e abbandonando al proprio destino le persone occupate e le loro famiglie.
Non si comprendono poi le ragioni di questa scelta, che suscita indignazione per i suoi rischi e per il metodo con cui si è portata avanti finora, ma appare chiaro che, se realizzata, comporterà di conseguenza anche la sostanziale cessazione dell’attività delle saline di Santa Gilla e della principale vocazione produttiva del sito.
Eni aveva richiesto e ottenuto l’autorizzazione a costruire impianti solari per la produzione di energia per l’autoconsumo nelle sue attività produttive, assumendo l’impegno a fare investimenti importanti nella loro riqualificazione, ampliamento e diversificazione. A tale finalità rispondeva, per esempio, il previsto impianto solare a concentrazione, non realizzato, utile per la produzione di idrogeno green e lo sviluppo di nuove tecnologie, candidando così la Sardegna a un ruolo di avanguardia nel relativo Programma nazionale che proprio in queste ultime settimane è stato rilanciato dal Governo. Invece, dopo aver realizzato il solo impianto fotovoltaico, meno interessante nelle prospettive di sviluppo e privo di valore occupazionale ma buono per dare un facile profitto al suo gestore, adesso Eni annuncia la cessione degli asset industriali e infrastrutturali del sito produttivo, dimostrando che erano stati usati soltanto come pretesto. Resta da chiedersi se davanti a tanta sfrontatezza sia possibile revocare tali autorizzazioni.
La Cgil quindi, chiede con forza a Eni di rinunciare a questa decisione ingiustificata e dannosa e di mantenere, invece, gli impegni assunti dando corso agli investimenti previsti, e di mettersi nella prospettiva di realizzare un serio programma di sviluppo industriale nell’Isola, dove sono diversi i presìdi sui quali Eni può e deve contribuire, finalmente, a realizzarlo, senza infingimenti e traccheggiamenti.
Chiede nel contempo alla Giunta regionale di assumere una posizione chiara e determinata sugli indirizzi e i progetti di sviluppo dei settori produttivi in Sardegna, e non limitarsi più ad assistere passivamente alle decisioni altrui come ha fatto finora: il Presidente Solinas si attivi per ottenere quanto prima dal Governo un tavolo decisionale condiviso sulle opere indispensabili e sugli investimenti produttivi da realizzare e portare a compimento nell’Isola, da Cagliari al Sulcis, da Nuoro a Porto Torres.