Violenza domestica e Covid 19: fuori di casa chi maltratta. Lettera alla Procura di Cagliari
Le case possono essere prigioni. Che silenziano i soprusi e rischiano di inghiottire le vittime di violenza. Persino derubricandone l’esistenza a mero fatto privato, non più dramma sociale da combattere e annientare. Eppure quelle donne, e quei bambini, non sono spariti. Sono chiusi a casa, indifesi e costretti a tacere sotto il controllo di chi li maltratta.
I telefoni dei centri antiviolenza non squillano più come prima. In Sardegna come nel resto d’Italia, dove le denunce sono passate da 1.157 dei primi 22 giorni di marzo 2019 ai 652 dello stesso periodo di quest’anno. Al nemico là fuori, il Covid19, si aggiunge il nemico dentro casa, al quale, con la compressione delle relazioni sociali, diventa più difficile sfuggire. Soprattutto quando sai che difficilmente sarà lui ad essere allontanato da casa, e che dopo una denuncia il percorso è lungo e difficile.
Questa realtà ha spinto la Cgil Sardegna insieme alla Camera del Lavoro di Cagliari, a scrivere una lettera alla Procura di Cagliari, per chiedere “se si possa ragionare sull’individuazione di indirizzi che rafforzino ulteriormente efficacia e tempistiche di provvedimenti e misure, con l’obiettivo di dare una risposta a un fenomeno che rischia di aggravarsi ulteriormente”.
In particolare, sulla scia della presa di posizione dell’ufficio politiche di genere della Cgil nazionale, il sindacato sottolinea l’importanza dell’orientamento di recente evidenziato dalla Procura di Trento sull’allontanamento del maltrattante: “La prospettiva di dover lasciare la propria abitazione, soprattutto quando ci sono anche i bambini – si legge nella lettera firmata da Caterina Cocco per la segreteria regionale e Carmelo Farci per la Camera del Lavoro – può spingere ancora di più le vittime di violenza al silenzio, esponendo i minori stessi a ulteriori episodi di violenza psicologica e fisica”.
Cgil Sardegna e Cagliari inoltre, hanno richiamato l’attenzione sui contenuti della Relazione elaborata il 26 marzo dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e ogni forma di violenza di genere, in particolare sulle Misure di protezione penale e gli Ordini di protezione in sede civile. E’ infatti evidente che debba essere incentivata ogni azione per velocizzare i procedimenti, trovando forme e modalità per risolvere le criticità operative che derivano dalle restrizioni dei decreti governativi.