Cgil in pressing sul futuro dei lavoratori della Grazia Deledda
Non è servita a mitigare le preoccupazioni sul futuro dei lavoratori della centrale Grazia Deledda né a chiarire quali sono le prospettive energetiche in vista della decarbonizzazione, la riunione che si è svolta stamattina con la Regione dopo le sollecitazioni dei sindacati, alla quale hanno partecipato la Cgil regionale e territoriale insieme alle categorie dell’Industria del Sulcis Iglesiente.
“Non ci sono le dovute garanzie sull’occupazione a lungo termine dopo la chiusura della centrale, in particolare per gli appalti” ha sottolineato il sindacato, sollecitando, ancora una volta, la Regione a tracciare un piano solido che accompagni la giusta transizione “che deve tradursi in percorsi di occupazione stabile e non può certo essere affidato alla visione di singole aziende”.
Il riferimento va all’esposizione, sempre nel corso della riunione e da parte di Enel, dei progetti sulle rinnovabili che dovrebbero attuarsi dopo la dismissione della centrale a carbone, un quadro che non ha rassicurato per nulla i sindacati: “Si parla del coinvolgimento dei lavoratori in progetti formativi propedeutici a una fase circoscritta in cui verrebbero impiegati nell’installazione di impianti Fer, senza alcuna indicazione dei livelli occupazionali, di quali e quante professionalità riconvertite verranno occupate e per quanto tempo”. Questo è il cuore del problema che non è stato sciolto, né da Enel, né dalla Regione. Un fatto gravissimo se si pensa al così breve tempo che avanza prima della data prevista per la chiusura delle centrali a carbone, il 2025.
Cosa si realizzerà, in concreto? Ciò che serve, secondo il sindacato, è la promozione di nuove attività produttive che realizzino, nel territorio, gli stessi impianti rinnovabili, quindi attività di produzione di pannelli fotovoltaici, pale e tutta la componentistica utile a realizzare gli impianti per produrre energia da rinnovabili per poi garantirne, nel tempo, la gestione e manutenzione. Altrimenti, non ci saranno ricadute occupazioni, forse ci si limiterà a fare attività di manovalanza e magari con il supporto di tecnici che arrivano da fuori. “Su questi punti vorremmo sapere – hanno detto i sindacati – qual è la posizione della Regione, sulla quale, purtroppo, registriamo gravissimi e preoccupanti ritardi”.
Nella riunione, che non ha sciolto alcun dubbio e si è chiusa con l’impegno dell’assessorato all’Industria di convocare un nuovo incontro dopo il 20 agosto, è stata anche sottolineata nuovamente la necessità di programmare le risorse del Just Transition Fund (che si rischia di perdere) e la contrarietà del sindacato rispetto all’impugnazione del decreto energia: “Non fa altro che peggiorare la situazione generando ulteriori incertezze e ritardi, anche sull’arrivo del metano, perché per le attività produttive è e resta indispensabile non solo la produzione di energia elettrica ma anche di quella termica”.