Sulla transizione la Regione è assente. Metano, rinnovabili, idrogeno nelle proposte della Cgil
“Non c’è ancora traccia del confronto sollecitato dai sindacati con i ministri Cingolani e Giorgetti, la Regione e le aziende interessate, e non c’è alcuna chiarezza su come il presidente Solinas e la sua Giunta vogliano gestire la transizione energetica, a partire dall’imminente de-carbonizzazione”: così il segretario generale della Cgil Sardegna Samuele Piddiu, che sollecita un incontro su un tema cruciale che richiede una pianificazione a lungo termine. Nel frattempo, si attende l’approvazione del decreto Sardegna da parte del governo nazionale ma il sindacato ricorda che sul tema era stato promesso un confronto, anche con le organizzazioni sindacali, proprio al rientro delle ferie estive.
“Al momento – ha detto il segretario regionale Cgil – al di là di qualche dichiarazione in ordine sparso, il governo regionale appare in balia di eventi e scelte fatte altrove e addirittura orientate da singole aziende: non ha una strategia, un’idea, un progetto su come dovrà strutturarsi la Sardegna rispetto ai processi di innovazione tecnologica, transizione energetica e decarbonizzazione, e ciò nonostante siano scelte che condizionano tutto il mondo economico e produttivo isolano”.
Il riferimento va ai poli industriali ed energetici in gravissima sofferenza, ai quali va data una risposta nell’emergenza attuale ma guardando alla prospettiva. “Crediamo sia necessario realizzare il piano di metanizzazione con la relativa rete da Nord a Sud della Sardegna, passando per Macchiareddu e centro dell’Isola, aree da rilanciare con decisione” ha precisato Samuele Piddiu aggiungendo anche che “le centrali di Porto Torres e Portovesme possono essere riconvertite a metano e nello stesso tempo divenire siti nei quali investire sull’innovazione legata alle rinnovabili, che non significa trasformare la Sardegna in centro di produzione per approvvigionare i sistemi produttivi del Nord Italia ma scommettere su sviluppo e ricerca da realizzare qui”. Ad esempio costruendo negli attuali siti energetici impianti di produzione di Idrogeno verde P2G (Power to gas) connessi a impianti di produzione da rinnovabile, e favorendo l’utilizzo futuro dell’idrogeno per lo stoccaggio massivo dell’energia, da preferire alla mera installazione di campi di accumulatori. Questo per la Cgil è un punto prioritario, una chiave di volta per assicurare uno sviluppo stabile e duraturo, sia agli attuali poli energetici e industriali che a tutte le aziende produttive locali fino ai sistemi di mobilità. “Quando qualcuno dice che la rete di interconnessione dei bacini del gas non serve dice una cosa errata e non vera – aggiunge il segretario Piddiu – perché quella stessa rete verrà realizzata proprio con le caratteristiche utili a trasportare in futuro idrogeno e gas di sintesi, ed è anche con questa consapevolezza che noi sosteniamo quell’opera”.
Purtroppo la Regione su questi temi latita, infatti non fornisce alcun indirizzo chiaro su ciò che immagina per il futuro energetico della Sardegna: “Lo dimostra l’atteggiamento nei confronti di Enel che, nell’assenza totale di una strategia politica regionale, ha annunciato progetti che possono decretare la fine di intere filiere produttive e la perdita di migliaia di posti di lavoro”. Il compito di chi governa è dialogare, indirizzare, portare avanti gli obiettivi prefissati: “In questo quadro siamo fortemente preoccupati per il futuro del polo metallurgico-non ferroso del Sulcis-Iglesiente, per il quale auspichiamo che i soggetti coinvolti, Enel compresa, siano portati a un tavolo per chiarire modalità e tempi certi della ripartenza”.
Insomma, per la Cgil serve “un governo forte che faccia sentire la sua voce e la smetta di navigare a vista senza dialogare con nessuno”. Il tema della giusta transizione, e le ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa (dal Recovery al Just transition fund), rappresentano un importante banco di prova per Solinas e la sua Giunta: “Avviino il confronto chiesto e sollecitino i livelli istituzionali nazionali, convochino subito le parti sociali per discutere di quale direzione imprimere alla straordinaria fase di cambiamento già in atto, il rischio è esserne travolti anziché governarne i processi”.